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 una tranquilla uscita domenicale

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2 partecipanti
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spyrozzo




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MessaggioTitolo: una tranquilla uscita domenicale   una tranquilla uscita domenicale EmptyGio Lug 02, 2009 12:29 pm

Io e Giovanni ci conosciamo da una vita, ed abbiamo la stessa passione: le moto.
Siamo passati per i più disparati mezzi per approdare ad un DR350 lui ed un 510TE io.
In teoria l’utilizzo dovrebbe essere diverso, ma lui da grande manico guida quella DR veramente bene ed io devo andarci di motore e telaio per superarlo.
Una domenica mattina pensiamo di farci una sgroppata senza impegno su un torrente che parte da vicino Milazzo.
Il mio abbigliamento è, per scelta, sempre da uscita al 100%, il suo leggermente più light.
Per chi non lo sapesse i torrenti delle mie parti sono generalmente caratterizzati da delle tracce sterrate (ovviamente!) che comportano allunghi da paura, curvoni veloci, curve secche, qualche guado, tanta immondizia (eh sì… ogni tanto), qualche salto. Insomma c’è tutto per divertirsi ad aprire la manetta ed all’occorrenza farsi anche del male.
Partiamo in scioltezza, sgranando le marce pian pianino, come a dire “piano che tanto non ci insegue nessuno”, ma la natura umana come sappiamo nasconde degli aspetti che hanno molto della bestia ed alla fine diventa gara.
Mentre salivamo piuttosto allegri, con me leggermente più avanti, vedo una pozza d’acqua che occupa quasi tutta la carreggiata. Rallento leggermente per non farmi la doccia, mentre il bastardo accelera e mi supera qualche metro prima.
Insomma mi fa una doccia che neanche l’autolavaggio…
Ma… ma… cazzolina! Non era acqua ma fogna!
Ci fermiamo, mi tasto, mi odoro ed ho la conferma. In onore della nostra decennale amicizia lascio correre nella speranza di trovare più avanti altri frutti delle deiezioni umane per poter ricambiare la cortesia.
Eravamo partiti con uno splendido sole primaverile, ma salendo comincia a piovere. Una pioggerellina leggera che va rinforzandosi man mano che saliamo. Bene penso io, vorrà dire che mi leverò di dosso stà puzza infernale.
Insomma, sali che ti risali, arriviamo verso la fine del torrente (che poi geograficamente sarebbe l’inizio) e decidiamo, visto che ormai siamo lì, di imboccare una strada sulla destra chiusa da un cancello di legno classica dei tracciati forestali che ricoprono i peloritani come una ragnatela.
Richiudiamo il cancello ed iniziamo a salire, la pioggia è ormai torrenziale, ma noi enduristi fino al midollo proseguiamo che tanto cosa devono farci 4 gocce d’acqua?
Poi le gocce diventano 44 quindi 444 e ci si mette di mezzo anche la nebbia ed il freddo bambino!
E’ una bellissima strada che però sembra non finire mai. Saliamo per i boschi in una successione di curve, curvette, tornanti, allunghi, staccate sugli aghi di pino, insomma c’è tutto, anche Noè con l’arca.
Piove e noi continuiamo a salire. Ho le mani intirizzite perché avevo messo i guantini di trial quindi leggeri (era un uscita senza pretese) e comincio ad avere difficoltà ad articolare le mani.
Giunti ad una quota e punto indefinito comincia a spiovere e decidiamo di meritarci una piccola pausa. Troviamo una casa diroccata ma con il tetto integro e ci fermiamo.
Magnifico! Esce il sole! Così decido di lasciare i guanti sui terminali delle marmitte per asciugarli ed entriamo.
Siamo letteralmente due ghiaccioli, freddi e bagnati.
Lì dentro troviamo un mucchio di aghi di pino e della legna umida, quanto basta per accendere un fuoco. Fuoco che, ovviamente, si rivelerà una macchina da fumo al di sopra di ogni aspettativa.
Ma il freddo è freddo e, con qualche uscita fuori per prendere respirare, ci mettiamo con le braccia aperte il più vicino al fuoco-fumo per riprenderci.
Sarà durata 10 minuti… saremmo rimasti 10 ore ma eravamo veramente in culo al mondo e non era il caso di perdere tempo.
Appena fuori riprende a piovere come mai così che ritrovo i miei bei guantini rossi zuppi e grondanti che ci vollero 5 minuti buoni per calzarli ben bene.
Continuiamo a salire e cominciamo a pensare che al prossimo cancello avremmo trovato San Pietro. Alla fine però troviamo lo spartiacque… bene siamo in cima ai Peloritani ed adesso?
Ha smesso di piovere, il freddo è davvero boia (il primo che dice Sicilia terra del sole gli meno) e decidiamo di proseguire seguendo lo spartiacque.
Vedendo il cielo aperto verso nord decidiamo di inseguire il bel tempo scendendo verso il versante Ionico. La nebbia è una costante, il freddo è una certezza ed in una curva ci si mettono anche le capre che, scappando, provocano una piccola frana che mi prende in pieno. Non lo sento ma sono sicuro che Giovanni stà ridendo, il bastardo…
Stiamo scendendo ma la temperatura non risale, ancora non sappiamo dove siamo, e stiamo scavando nella nostra memoria di fuoristradisti per recuperare qualche brandello di riferimento preso in qualche uscita precedente.
Dopo un bel po’ prendiamo finalmente coscienza e scopriamo che siamo vicini ad Antillo, e pensando ad un bel bar caldo e fumoso ci rincuoriamo e proseguiamo continuando a battere i denti sotto la mentoniera.
Finalmente raggiunto il paese lo vediamo stranamente popolato di 4x4. Sono tanti, troppi.
Grande! Una gara di trial! Con salsicciata e bevuta annesse.
Raggiungiamo il campo di gara (la parte alta di un torrente tanto per cambiare) e ci fiondiamo sul furgone dell’arrosti mangia e bevi.
Ci riprendiamo (paninazzo con salsiccia con bicchierone di rosso) e cominciamo a goderci il pallido sole che si è sostituito alla pioggia torrenziale.
Saranno le due del pomeriggio e siamo stremati. Avrei fatto meno fatica a salire e scendere 10 volte la mulattiera delle lattughe (chi la conosce capirà…) chi non la conosce sappia che è veramente bastarda specialmente se bagnata.
Si sono fatte le tre e mezza, i cellulari ancora non esistono, ed i soldi se ne sono andati tutti per rabboccare il serbatoio e così con Giovanni decidiamo di tornare a casa.
Ma stavolta passiamo dall’autostrada!!!
Appena fuori da Antillo si riaprono le cateratte del cielo e riprende a venire giù di tutto.
Pian pianino raggiungiamo il casello di Taormina e ci immettiamo in autostrada.
Si và spediti, è veramente tardi e siamo due statue di ghiaccio.
Le gocce che filtrano tra gli occhiali e la mentoniera sono aghi che mi colpiscono ed inoltre ho i paesi bassi talmente ghiacciati che non me li sento più. Comincio a temere danni permanenti e quindi fine della dinastia.
Arriviamo a Messina, con un cenno della mano ci salutiamo e ci avviamo a casa (se qualcuno si aspettava baci abbracci e promesse di cartoline può restarci male).
Non è la prima volta che torno tardi da un’uscita, il piatto di pasta è coperto ma al momento desidero solo una cosa: una doccia calda.
Mi spoglio in bagno e mi riscaldo i piedi sul pavimento.
Comincio con l’acqua tiepidina perché ho paura che se fosse troppo calda mi si staccherebbe a pezzi la pelle. Mangio e mi corico dormendo fino all’indomani.
Mi madre continua a dire “sì pacciu… sì pacciu..”
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Pippo60

Pippo60


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MessaggioTitolo: Re: una tranquilla uscita domenicale   una tranquilla uscita domenicale EmptyVen Lug 03, 2009 12:36 am

Un bel resoconto di come ci si si può divertire con poco, qualche amico giusto, la moto ed una strada che non pone limiti all'immaginazione.
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