Breve storia dell’Enduro
Anni 60-70
Cogliendo l’occasione dei 25 anni dalla presentazione della mitica moto Ténéré della Yamaha volevo a beneficio dei più giovani, fare una piccola retrospettiva sulle cause e sui modelli di moto che hanno contribuito alla creazione di quello che è poi diventato negli anni 80 un fenomeno mediatico di portata mondiale.
Verso la fine degli anni 60 le case costruttrici cominciano, sotto la spinta della crescente richiesta del mercato, a modificare delle moto stradali per renderli utilizzabili anche in fuoristrada.
In America in particolare, dove l’uso della moto ha già superato il fine utilitaristico per diventare un piacere di guida, che i motociclisti richiedono, per coprire i grandi spazi che separano i ranch, una moto capace di destreggiarsi bene anche sui polverosi tracciati sterrati.
Vengono così adattate moto in origine stradali per un uso polivalente, montando scarichi rialzati, ruote tassellate moderatamente e sospensioni modificate.
Nascono così le prime scrambler (dall’inglese to scramble che significa mischiare) per un uso prevalentemente stradale ma che comunque possono affrontare anche del fuoristrada non impegnativo.
Inizialmente la parte del leone la fanno le industrie inglesi, con le loro bicilindriche a 4 tempi come la Triumph T 100 C, ma ben presto a causa della scarsa affidabilità delle vibrazioni feroci e del peso non indifferente, vengono gradatamente soppiantate dalle moto a due tempi spagnole e giapponesi.
Grande successo ottengono le Yamaha DT-1 con modelli da 125 a 360 cc motore a 2 tempi e peso contenuto nei 100 Kg
La produzione iniziale di 12.000 moto previste per il 1968 viene vendute in pochi mesi, costringendo la Yamaha ad aumentare la produzione per far fronte alla richiesta che dilaga da li a poco anche in Giappone.
Poi le severe norme antinquinamento americane già nella prima metà degli anni 70 mettono fine a questo filone.
In Italia la situazione è leggermente diversa, si preferiscono le moto da regolarità di piccola cilindrata a 2 tempi, più adatte alle mulattiere di casa nostra che non le pesanti moto inglesi.
Un eccezione è data dalla Ducati che con le sue scrambler con cilindrate da 250 – 350 – 450 che pur con vari problemi di affidabilità meccanica, diviene un successo anche in USA con quasi 50.000 esemplari prodotti dal 1968 al 1976.
Ecco che allora compare all'orizzonte la Yamaha XT 500, frutto di una attenta indagine di mercato condotta negli Stati Uniti, prende il posto nel cuore dei motociclisti a stelle e strisce della BSA Victor 441, rivelandosi affidabile comoda e polivalente.
Presentata al salone di Tokio nel 1975 rappresenta il punto di arrivo della filosofia fuoristradistica Yamaha del decennio precedente, ma contemporaneamente un ponte verso il futuro di questo settore.
Le prime versioni si vendono bene, ma è soprattutto la terza del 1981 con cui la moto raggiunge un successo mondiale complice anche i successi nelle prime due edizioni della Parigi - Dakar.
Poche ma azzeccate modifiche estetiche rispetto alle prime versioni ne fanno di fatto la capostipite delle enduro moderne:
- serbatoio nero con le spalle cromate
- scarico più snello
Resterà in produzione sino al 1989
Ha così inizio il cosiddetto “mal d’Africa” che nei successivi anni 80 contagerà un poco tutti i motociclisti diventando un fenomeno di costume.
Ma di questo parleremo in un'altra occasione.